movimENTI CULTURALI

Archivi, biblioteche, libri e musei. Attività e progetti di innovazione

Possiamo solo contare, esattamente come... le parole

Non possiamo competere, possiamo solo contare.

È faticoso ma non impossibile. Non è impossibile immaginare che un'idea letteraria diventi una realtà fatta di persone dislocate in punti geografici diversi, costruita tramite il sistema più umile del mondo: camminare.

Questa è la storia "ancora in piedi" delle persone libro del "Proyecto Farenheit 451" nato in Spagna da un'idea - preziosa - di Antonio Rodriguez Menendez: imparare i libri a memoria e andare in giro a dirli senza recitare come fanno davvero i lettori che dicono a voce alta i brani sui quali s'impiglia la loro attenzione per risonanza, per effetto di bellezza, per...

È un atto politico prendere le parole dei libri in prestito e portarle ovunque, a voce alta trasformando la lettura in una relazione sociale, recuperando il valore dell'oralità come strumento di condivisione, di trasmissione diretta non filtrata, non autoritaria: "ti dico queste parole così come sono per dire grazie a chi le ha scritte, per condividerle con altri".

Siamo parte di quella politica culturale che nasce dal basso e si prende cura dei guai e dei buchi che l'altra politica produce e poi fa finta di non vedere.

È un atto politico quotidiano abitare il regime del desiderio.

Scegliere i libri che ami, dedicare tempo e memoria a delle parole, fare i conti con la propria voce – che non sembra mai all'altezza – vincere il timore e andare in strada, nei mercati, nelle biblioteche, nelle piazze a dire che leggere è un diritto perché serve a crescere come persone, che leggere è un modo per comprendere la realtà là fuori dei libri, quella che ci circonda; perché leggere ci rende liberi e consapevoli, cittadini e non sudditi.

 

Dalle esperienze – vissute ed elaborate – nascono mondi.

Il nostro è la "Carta dei diritti della lettura": appartiene alle persone libro d'Italia (ben 15 città finora), all'Accademia della lettura che abbiamo creato per divulgare tutte le forme di sapere unendo linguaggi espressivi diversi; appartiene alle associazioni di volontariato sociale che hanno contribuito con idee e suggerimenti; appartiene un po' a me che sulla lettura produco da sempre corsi e ricorsi, laboratori e saggi; appartiene a tutti i soci e le socie di Donne di carta: l'associazione più stravagante, sghemba e visionaria che potevamo inventare 4 anni fa.

Appartiene a tutte le persone che, come noi, "vogliono leggere" perché sanno che è un diritto e non un privilegio, un tempo di costruzione e non di distrazione. Perché imparare è un bisogno che dura tutta la vita.

 

Non esistono solo i libri come cose da leggere: s'impara a vivere leggendo la  bellezza di un paesaggio, la tristezza del muso di un cane, il pudore violato di un corpo malato, l'armonia perfetta di una partitura musicale e l'eleganza di una composizione minerale.

Guai a ridurre la lettura ai libri! sarebbe come ammettere che la Cultura è dentro le biblioteche e nelle scuole, nelle cose scritte e accumulate, e non anche nelle strade male illuminate di un quartiere, nei dialetti che risuonano nelle stanze durante un litigio, nelle lettere zoppe scritte a casa quando a casa non si torna; nel modo in cui un uomo guarda una donna passare per strada... come se fosse un gelato.

Se la Cultura è più discorsi e più linguaggi e più storie c'è davvero molto da fare per rivendicare il valore della lettura nelle nostre vite.

 

Abbiamo scritto 8 articoli sulla facilità di accesso al bene culturale, sull'importanza della lingua madre, sul valore della memoria, sulla tutela della bibliodiversità, sulla qualità della traduzione, sul rispetto della varietà dei mezzi e dei contenuti, sulla necessità di creare piani di accordo tra volontariato e istituzioni perché il ben-essere è un diritto.

Abbiamo scritto ispirate dalla Costituzione italiana: la semplicità efficace del suo stile.Abbiamo creato una piattaforma web per raccogliere le firme e siamo andate in giro a dire questi articoli in tutte le lingue del mondo: dal filippino al russo, dal farsi al giapponese. Anzi, sono gli altri che ci hanno donato i propri idiomi.

 

Diciamo a memoria gli articoli, il commentario, la premessa, brani tratti dalle prefazioni che 3 grandi compagni di viaggio ci hanno regalato: Michela Murgia, Lidia Castellani e Massimo Squillacciotti.

Siamo scesi in campo a difendere i libri che la regione Veneto aveva messo all'Indice, dicendoli a memoria e portando a esempio di libertà e di democrazia proprio gli 8 articoli della Carta.

Siamo andate a Torino, al Salone del libro, a dire testi in tutti i dialetti regionali o in omaggio agli autori regionali e abbiamo sentito, con le nostre orecchie, le istituzioni plaudire alla nostra Carta ma anche dirci paternalisticamente: "non andrete lontano se continuate a camminare per strada e non entrate nel palazzo".

 

Ci sono palazzi che hanno aperto portoni: le biblioteche, per esempio. Nel Lazio, in Toscana, in Veneto, nelle Marche (in ordine di adesione).

Ci sono giornalisti televisivi e cartacei che ci hanno dato spazio senza che noi lo chiedessimo.

Ci sono realtà di volontariato e progetti che cercano concretamente alleanze perché fare insieme non è uno slogan populistico ma una necessità.

E poi ci sono tante persone che vanno sulla piattaforma web e firmano: alcune sono insegnanti e le firme a poco a poco diventano classi intere.Qualcuno, così, diventa anche persona libro. Qualcuno ci aiuta a costruire eventi in cui la lettura come interpretazione della realtà sia la protagonista giocando con altri linguaggi: vuoi la danza, la musica, la fotografia.

 

Stiamo costruendo (a fatica e in silenzio) la nostra prima "Casa della lettura" dove i libri non sono quelli di scarto, seppelliti in cantina o destinati al macero, ma proprio quelli letti e riletti, sottolineati e ammaccati, che vengono a comporre – in comodato d'uso gratuito e per un tempo determinato – il fondo da condividere e consultare tramite un Catalogo costruito da chi presta quei libri perché nella nota c'è una storia: il perché quel libro è stato così importante, così caro, da diventare un bene comune. E quando i libri  torneranno al mittente saranno nella memoria delle persone libro, per continuare il prestito, per abitare più a lungo la dedica.

Difficile? sì, E non per resistenza di chi li presta (siamo a quota 1.500) ma per indifferenza di chi potrebbe mettere a disposizione dei locali.

 

Non possiamo competere. Con chi oggi, con ben altri strumenti, coinvolge la casta intellettuale e politica a costruire la facciata di un'industria dei contenuti che dice di avere a cuore "il lettore".

Noi ci abbiamo impiegato del tempo prima di scegliere l'espressione "persona che legge" in sostituzione del falso neutro "lettore", all'interno della nostra Carta dei diritti, perché sapevamo che le uguali opportunità si costruiscono anche a partire dal linguaggio; sapevamo che la lingua (precisione, esattezza, semplicità) è davvero il mattone per costruire un'alternativa a ogni violenza. Piccola o grande che sia.

Non possiamo competere con chi fa finta che non esistiamo.

Noi porteremo questa Carta al Parlamento europeo. Con un corredo di firme a sostegno. Come? Camminando.

Perché questo possiamo fare: contare: esattamente come le parole.

E quando le parole sono persone contano il doppio.

 

 

Tutta la Carta da leggere:

http://www.donnedicarta.org/images/allegati/carta_dei_diritti_lettura.pdf

Moduli per firme reali

http://www.donnedicarta.org/images/allegati/modulo-firme.pdf

Piattaforma online per firmare

http://firmiamo.it/la-carta-dei-diritti-della-lettura-donnedicarta

 

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