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ALBORI, ovvero l’architettura salvata dai ragazzini

Il 2 e 3 luglio si tiene alla Limonaia di Castello Pasquini, a Castiglioncello (Toscana), la consegna del “Premio Lo Straniero 2016”, promosso dall’omonima rivista e dal suo infaticabile animatore, Goffredo Fofi.

Tra i premiati di quest’anno accanto a scrittori come Giordano Meacci, attori come Luca Marinelli e Valerio Mastandrea o registi come Gianfranco Rosi e Claudio Giovannesi, troviamo anche il gruppo “Albori” degli architetti Giacomo Borella, Emanuele Almagioni e Francesca Pies.

E’ un riconoscimento per il gruppo di architetti milanesi i cui progetti, come ha scritto nel 2011 Andrea Nulli su Domus, “sono progetti che riutilizzano materiali esistenti. Questi materiali possono essere architetture mai portate a termine, come la Stazione di San Cristoforo progettata da Aldo Rossi e Gianni Brughieri, oppure i contenitori per alimentari della Tetra Pak, riciclati e assemblati per isolare le pareti nel caso del primo progetto; possono essere i pezzi di cartone, i sassi, le foglie con cui sono stati realizzati i modelli di "Geografie extravaganti", come anche gli stessi luoghi evocati da questi modelli”.

 

I progetti del gruppo Albori non spiccano certo per l’uso di tecnologie e materiali all’avanguardia, né per una presentazione o rendering ad effetto. La loro poetica è quella di un’architettura “minore”, della resistenza in un panorama omologato, con il recupero di pratiche povere, quali il riciclo o il bricolage. Per costruire i loro modelli usano la carta, i colori pastello, la colla e le forbici e si fanno fortemente influenzare dal linguaggio dell’infanzia. Non a caso un loro recente progetto per la realizzazione di un complesso sperimentale per l'infanzia in grado di accogliere un nido ed una scuola per l'infanzia, il polo "0 - 6" alla Muratella, riprende il nome del morantiano Mondo Salvato Dai Ragazzini.

L’attenzione per gli ultimi era testimoniata anche dalla mostra/laboratorio “179 luoghi: geografie della migrazione e del radicamento” (http://www.albori.it/179-luoghi-geografie-della-migrazione-e-del-radicamento/), del 2012 in cui, continuando il percorso iniziato alla scuola Asinitas di Roma, il gruppo coinvolse quasi cento persone, nate in ventotto diversi paesi, nella ricostruzione dei luoghi e dei paesaggi della propria vita, di ieri e di oggi, in una serie di “piccole architetture balsamiche”, miniature, modellini e incisioni, che formavano un’unica grande istallazione/paesaggio.

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