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Dettagli evento

LABORATORIO TEATRO VALLE

Ora: 1 Settembre 2011 tutto il giorno
Luogo: Teatro Valle
Sito web o mappa: http://www.teatrovalleoccupat…
Tipo di evento: occupazione, protesta, laboratorio, teatro
Organizzato da: Teatro Valle Occupato
Attività più recente: 1 Set 2011

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Descrizione evento

La lotta, iniziata a dicembre, contro i ripetuti attacchi al mondo dell’arte e del sapere, si è trasformata in una vera e propria occupazione. Ad essere trasformato in un “ cantiere aperto” è il Teatro Valle, lo storico teatro romano, che sembra non avere più futuro a seguito della soppressione dell’ETI, l’Ente Teatrale Italiano. Il Valle, precedentemente amministrato dall’ETI, ora è divenuto un simbolo, un simbolo di quella cultura da salvare, uno spazio per far crescere una diversa concezione dell’arte e della vita.

Ci troviamo davanti all’ennesimo bene pubblico dismesso senza un progetto trasparente, indirizzato verso una gestione partecipata secondo le logiche privatistiche. Gli occupanti non vogliono decidere della gestione del Teatro Valle, ma durante i giorni dell’occupazione elaborano proposte ad ampio raggio su possibili sistemi di gestione del teatro pubblico, proponendo nuovi modelli di politiche culturali.

Partono dal senso di disagio crescente e diffuso di chi lavora e vive dentro il teatro: la percezione di una generazione di giovani artisti e lavoratori che sono esclusi dai luoghi e dalle dinamiche in cui si decide e si progetta la politica culturale, la percezione di una generazione che paga in termini di sopravvivenza la necessità artistica, etica e civile del proprio lavoro.

Il sistema culturale italiano è in uno stato di continua emergenza, gravato dai continui tagli non solo alla Cultura, ma alla scuola, all’università e alla ricerca. In questo panorama anche i teatri, i musei e luoghi di cultura rischiano ogni giorno la chiusura. Chi opera nel mondo dello spettacolo e dell’arte rivendica garanzie sui propri diritti: non esiste alcun sistema di welfare che tuteli i tempi di non lavoro, i tempi della ricerca, della creazione, della formazione permanente. Il loro lavoro creativo ed immateriale produce ricchezza, ma questa non viene distribuita né in termini di finanziamento né in termini di reddito.

 

Oggi, a sei mesi dall'inizio della protesta, la vicenda del Teatro Valle (http://www.teatrovalleoccupato.it/) merita ancora l'attenzione del mondo della cultura . Non solo un teatro occupato da un gruppo di attori e registi, ma uno snodo importante, per ricominciare a discutere di che cosa significa teatro, spettacolo, cultura. Qualcuno se ne incomincia ad accorgere e soprattutto la vicenda del Valle diventa l'occasione per (ri)discutere di cultura. Ne è un esempio tra i tanti l'articolo di Christian Raimo di ieri sull'Unità, in risposta ad un intervento critico di Goffredo Fofi:

http://www.unita.it/culture/caro-fofi-il-teatro-valle-br-non-e-occupato-da-mediocri-1.310906

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Commento da Maurizio Caminito su 7 Luglio 2011 a 17:07

Nel "Il diario di bordo" del Valle Occupato si può leggere:

 

"La chiusura di un teatro ha a che fare non solo con Roma, la politica.. nemmeno solo con i fondi, le manovre economiche, le gestioni degli enti.” La chiusura di un teatro “ha a che fare con un altro tipo di evasione. Ci obbligano a pensare che la cultura, lo spettacolo devono essere evasioni e non pensiero,  coscienza e creazione.” (Alessandro Bergonzoni)

oppure:

"Nel quadro di crisi della democrazia rappresentativa si affermano come unica possibilità di difesa i principi della democrazia diretta e partecipata e si precisa una nuova categoria posta tra il piano politico e quello giuridico: il bene comune. I beni comuni sono di tutti ed emergono nel momento in cui una collettività, a cui sono stati sottratti, lotta per riaffermarli, restituendo loro una valenza politica (attraverso la battaglia referendaria l’acqua è stata riconosciuta come un bene comune)." (prof. Ugo Mattei)

o ancora:

"Quando i politici dismettono la loro funzione primaria, quella di essere portavoce delle istanze della popolazione che li ha eletti, forse allora non resta che 'occupare' fisicamente luoghi e spazi che necessitano di risposte. La cultura è un bene comune, un’urgenza che riguarda moltissimi lavoratori dello spettacolo." (Nanni Moretti)

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