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Dettagli evento

PERCHE' PERDERE LA BEIC?

Ora: 25 Giugno 2010 a 15 Luglio 2010
Luogo: WEB / Milano
Sito web o mappa: http://www.beic.it
Tipo di evento: appello
Organizzato da: BEIC
Attività più recente: 30 Giu 2010

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Descrizione evento

Riportiamo l'intervento di A. Padoa Schioppa. Perdere la Beic sarebbe un danno alla conoscenza
Repubblica — 17 giugno 2010

CARO direttore, su Repubblica Milano leggo che l' assessore all' urbanistica Masseroli intenderebbe avviare da subito le procedure per destinare ad altro uso l' area assegnata dal Comune alla Biblioteca europea (Beic). È doveroso, nei confronti dei cittadini, mettere in chiaro alcuni punti. L' area dello scalo Porta Vittoria è stata assegnata alla futura Biblioteca nel 2003 dalla giunta Albertini e formalmente confermata alla Beic dal consiglio comunale di Milano nel 2007 per iniziativa del sindaco Moratti, che nella sua campagna elettorale per il Comune ha posto la Beic tra gli obbiettivi della sua amministrazione. I ministri Moratti, Stanca, Buttiglione e Lunardi, insieme con il sindaco Albertini e con il presidente della Regione Formigoni, avevano firmato il 6 aprile 2006 un Protocollo d' intesa per sollecitare il finanziamento pubblico della nuova Biblioteca. IL GOVERNO - con ripetute dichiarazioni pubbliche dei ministri Sandro Bondi (Beni culturali) e Altero Matteoli (Infrastrutture) - ha espresso nel 2009 il proposito di finanziare la Beic attingendo al capitolo della Grandi Opere (la Beic costa meno di un ventesimo del Ponte di Messina), in quanto infrastruttura di interesse nazionale. È recente la notizia che New York stanzierà in un decennio un miliardo di dollari per l' ammodernamento della sua già splendida City Library; e che la città di Birmingham ha stanziato duecento milioni di sterline per il rifacimento della propria Biblioteca civica. La delibera del Comune del 2007 fissava il termine di tre anni per la eventuale revoca della concessione, con decorrenza dalla firma della convenzione con la Fondazione Beic. Ma la convenzione non è stata ancora firmata, in quanto una parte dell' area destinata alla Beic è stata nel frattempo occupata dal cantiere dei privati che stanno costruendo sull' area confinante (gruppo Coppola), i cui lavori si sono interrotti per ben tre anni per le note vicende giudiziarie della proprietà. Dunque i tre anni stabiliti dal Comune non sono ancora decorsi. Dopo quattro anni di intenso lavoro, il Progetto esecutivo, che segue a quello preliminare e a quello definitivo, è ormai completato. La Biblioteca potrà dunque essere costruita, inaugurata ed aperta al pubblico in tempo per l' Expo del 2015. Se davvero il Comune disponesse la revoca della concessione, la sorte della Biblioteca europea sarebbe segnata. Resterebbero, certo, il Fondo Pontiggia e il Fondo fotografico Paolo Monti ormai acquisiti dalla Fondazione Beic, resterebbe il materiale raccolto per la grande biblioteca digitale Beic che sarà comunque aperta e in rete entro il 2010. Ma la grande Biblioteca del XXI secolo del quale l' Italia è priva non nascerebbe più. I finanziamenti di diversi milioni di euro stanziati dal Parlamento nel 2005 per il progetto architettonico - e puntualmente utilizzati dalla Fondazione Beic a questo scopo - risulterebbero gettati al vento. Ciò sarebbe inaccettabile in ogni caso, ma lo è ancor più in una fase come l' attuale, in cui è doveroso non sprecare alcuna risorsa pubblica. Rinunciando alla Biblioteca europea, l' Italia (non solo Milano e non solo la Lombardia) perderebbe un' occasione storica per collocarsi degnamente in Europa in un comparto essenziale per le infrastrutture della conoscenza e per la ricerca interdisciplinare di oggi e di domani. - ANTONIO PADOA SCHIOPPA

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Commento da Maurizio Caminito su 30 Giugno 2010 a 8:58
Riportiamo un post di Giovanni Solimine in AIB-CUR Ma l'Italia aveva bisogno della BEIC?

(in risposta ad un intervento molto critico sul progetto BEIC da parte di A. Santoro, all'interno del dibattito aperto sulla lista dei bibliotecari italiani a seguito della notizia dell'abbandono del progetto da parte del Comune di Milano)

Arturo Santorio scrive "nessuno mai risponderà a questa domanda".

A me sembra che invece il prof. Padoa Schioppa abbia risposto, così
come numerose risposte siano venute negli scorsi anni in tutte le sedi
in cui si è discusso del progetto della BEIC.

Ovviamente, si può essere d'accordo o no con il progetto, lo si può
criticare, si può affermare che della BEIC non c'era bisogno, ma non si
possono fondare queste affermazioni su ipotesi fantasiose e smentite da
una prassi consolidata.

Infatti, pur conoscendo da tantissimi anni Arturo Santorio e stimandolo
molto, per cui di solito sono portato a tenere in grande considerazione
le cose che dice, non riesco proprio a seguirlo quando afferma che se i
soldi spesi per lo studio di fattibilità e il progetto della BEIC
"fossero stati dati al Ministero dei beni culturali per le biblioteche,
forse e sottolineo forse, un piccolo colpo di freno al crescente degrado
di queste istituzioni si sarebbe potuto dare".

Non lo seguo per due ragioni: innanzi tutto, perché non esiste nessun
elemento per poter prevedere che la finanziaria potrebbe aver deciso uno
stanziamento straordinario a favore delle biblioteche statali e quindi
che quei soldi sarebbero potuti andare al Mibac (provengono da altri
filoni di finanziamento e non possono essere in alcun modo essere messi
in relazione alle dotazioni delle biblioteche; è come dire che il danaro
impiegato per le spese militari potrebbe essere utilizzato per gli
ammortizzatori sociali, che in via teorica non è falso, come non è falso
dire che Santorio ed io siamo forse lontani parenti perché discendiamo
tutti da Adamo ed Eva o dal medesimo Big bang, ma con questi argomenti
non possiamo ricostruire gli eventi); in secondo luogo, perché
l'andamento del bilancio del Mibac ha sofferto di ben altri tagli e per
ben altri motivi, per cui mi pare semplicistico e fuorviante
individuarne le origini nel progetto della BEIC. Così facendo si rischia
di coprire, invece, le responsabilità di chi ha prodotto questo
disastro.

Nell'arco dell'ultimo quinquennio il budget delle 46 biblioteche
statali è stato praticamente dimezzato, passando da 30 a 17 milioni di
euro annui. I tagli più consistenti riguardano un settore di vitale
importanza, quello delle somme destinate all'acquisto dei libri, sceso
da oltre 8 milioni annui a circa 3 milioni. Gli investimenti in
informatica sono calati anch'essi di oltre un milione e le spese per la
rete SBN sono passate a 820mila a 75mila euro. Non va meglio neppure sul
versante della tutela e della conservazione, che costituiscono uno dei
compiti primari per le biblioteche del Ministero dei Beni culturali: in
questo settore si è passati da oltre 3 milioni e mezzo di budget annuo a
650mila euro.

Considerazioni non dissimili possono essere fatte confrontando le
risorse per le biblioteche a livello internazionale. Le due Biblioteche
Nazionali Centrali vedono i loro bilanci ridursi al lumicino (1,5
milioni quella di Roma e 2 milioni quella di Firenze), mentre quelli
delle consorelle europee sono di tutt'altro ordine di grandezza: Parigi
254 milioni, Londra 160 milioni, Madrid 52 milioni. Per non parlare del
numero di unità di personale: circa 200 persone o poco più a Roma e
Firenze, a fronte degli oltre mille dipendenti della Biblioteca Nacional
madrilena, dei duemila della British Library londinese e dei 2.600 della
Bibliothèque Nationale parigina, che ha un numero di dipendenti più
elevato di tutte le 46 biblioteche pubbliche statali messe insieme. Ma
questo numero è destinato a calare ulteriormente, se consideriamo che
l'età media supera i 55 anni e che il turn over del personale è di fatt

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